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Villani replica alla Lega Nord: "Ribrezzo per le offese di Vaghi"

Così il bollatese: "Mi si accusa di essere uno che va in cerca di prebende o visibilità, ma la parola che mi fa letteralmente ribrezzo è quella usata da Carlo Vaghi, ossia lui mi definisce una "marchetta"

Claudio Villani, dopo le accuse da parte della Lega Nord, non ci sta e ora vuole dire la sua per chiarire la sua posizione.

Così Villani: "Mi si accusa di essere uno che va in cerca di prebende o visibilità, ma la parola che mi fa letteralmente ribrezzo è quella usata dal consigliere Carlo Vaghi della Lega Nord, ossia lui mi definisce una "marchetta".

Nel comunicato della Lega Nord Villani legge "una chiara offesa perché sostiene che vado in cerca di sindaci, cambiandomi volta per volta il colore della mia casacca, adeguandola al sindaco o di destra o di sinistra. Devo fare una sacrosante premessa, che il povero consigliere leghista non sa, ossia che non sono io ad andare in cerca di sindaci, ma sono i sindaci che mi propongono di fare i miei spettacoli, pagandoli come ogni sacrosanto lavoro".

Prosegue Villani: "Ho fatto spettacoli sulla vita di Ungaretti e D'Annunzio, poeti vicini alla destra, anche estrema. Ho portato in scena Giacomo Leopardi, che lo ritengo il più leghista dei poeti. E ho fatto spettacoli sulla vita di Federico Garcia Lorca, Pablo Neruda, Fabrizio De Andrè, Giovanni Pascoli e altri ancora, vicini al socialismo e alla sinistra".

Incalza Villani: "Accostare la parola "marchetta" a piece teatrali che parlano di fanti della Prima Guerra mondiale sepolti nelle loro zone di guerra, o alpini della Ritirata di Russia, ove in 60.000 non sono più ritornati, giuro che mi offende personalmente, ma soprattutto offende il loro onore".

Poi sottolinea: "Sabato 24 ottobre un prete della congrega dei padri barnabiti ha assistito al mio spettacolo e nella messa ne ha estrapolato il contenuto per ricavarne l'omelia. Quindi se queste sono "marchette", viva le peripatetiche".

Infine chiude laconico: "La cultura non deve essere accostata alla politica e la fontana non è una chitarra, ma il volto di De Andrè dalla quale chioma e dalla sua chitarra scende una minuscola cascata di acqua".

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